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PIEMONTE 3 - Settembre  

KC NOVARA MONTEROSA

Ospite del Kiwanis Club Novara MONTEROSA nell’ultima conviviale dell’anno sociale è stato il dottor Domenico Rossi, referente provinciale di LIBERA - Associazione, nomi e numeri contro le mafie - e responsabile dell’Osservatorio Provinciale sulle Mafie, che ha tenuto una relazione sul tema: Mafie al Nord.
Ha esordito presentando l’Associazione, sorta nel 1995 sotto la spinta di Don Luigi Ciotti.
L’iniziativa partì dalla considerazione che soltanto l’aspetto repressivo non era sufficiente a debellare la mafia o le mafie. Era necessario togliere ad esse “il terreno sotto i piedi”, ovverosia togliere i beni accumulati illegalmente, il più delle volte estorti, in modo da far venire meno i frutti derivanti da attività criminose.
In quest’ottica, Libera si propone anche di fare cultura ed educazione contro la mafia, in particolare presso i giovani, affinché il fenomeno, una volta conosciuto, possa essere evitato.
Sulle intuizioni del magistrato Pio la Torre, che pagò con la vita il suo impegno, furono elaborati una teoria ed un piano per “spogliare” i mafiosi dei beni illecitamente accumulati e a tal fine fu approntato un disegno di legge, divenuto legge, mediante il quale colpire i criminali nelle attività economiche, procedendo al sequestro e alla confisca dei beni.
Nel 1996 Libera promosse una raccolta di firme, a cui aderirono oltre un milione di cittadini, per la presentazione di un referendum popolare nell’intento di rafforzare, anche aggravandoli, gli strumenti legislativi in vigore, procedere al riutilizzo dei beni confiscati, assegnandoli ad attività lecite per renderli produttivi, mediante l’istituzione di cooperative, formate soprattutto da giovani.
In questa direzione Libera ha promosso diverse cooperative, denominate Libera Terra, che si propongono di coltivare la terra e venderne i prodotti. Nel corso della conviviale infatti sono stati bevuti ottimi vini della cooperativa Libera Terra delle Puglie, in particolare un rosato, che rappresenta senza dubbio una bella storia, anzi una raltà.
Dal 2009 Libera si è adoperata per monitorare i beni confiscati, che oggi affluiscono e sono gestiti dall’Agenzia nazionale per l’aministrazione dei beni sequestrati e confiscati, ma nello stesso tempo ha evidenziato possibilità intrinseche, sia economiche che sociali, che una azione siffatta apporta col riutilizzo dei beni. Sotto questo aspetto l’Associazione ha istituito otto cooperative che operano in Puglia, Campania, Calabria e Sicilia, dove vengono prodotti alimenti biologici contrassegnati con la denominazione “Libera Terra”, quali l’olio, il vino, la pasta, le conserve, il miele ed altri. Un loro campionario è stato esposto nella sala.
Ci sono difficoltà che intralciano il cammino, come, ad esempio, le ipoteche vantate dalle banche, che gravano sui beni confiscati che andrebbero annullate oppure il lungo tempo tra il sequestro e la confisca dei beni e poi la loro assegnazione.
Altro esempio negativo è quello che riguarda il castello di Miasino, confiscato ad un boss della Campania, il cui provvedimento è stato confermato dalla Cassazione. L’edificio è una splendida costruzione del milleottocento, con un parco di 6 ettari di terreno, finemente arredato ed affrescato. Dopo la confisca fu assegnato ad una società organizzatrice di eventi, matrimoni, convegni, ma poco tempo dopo si rilevò che la maggioranza delle quote societarie appartenevano ad una signora, moglie di un membro della famiglia mafiosa a cui il bene era stato confiscato.
Altro esempio è uno stabile in provincia di Novara, Borgomanero, ormai divenuto fatiscente, il quale fu confiscato nel 2004 ed è tuttora gestito dall’Agenzia, su cui grava l’ipoteca a favore di una banca abbastanza rilevante.
Le iniziative di Libera si fondono sul principio che i beni confiscati debbono produrre beni “puliti”.
Anche il territorio di Novara non è indenne da infiltrazioni criminali; è un territorio a rischio di presenze particolari, soprattutto di affiliato alla ‘ndrangheta, come dimostrano diversi episodi. A dimostrazione, il relatore ha menzionato l’uccisione del titolare di un’impresa estrattiva, risultata compiuta, se pure indirettamente, in stile mafioso: due colpi di fucile a bruciapelo.
Ciò che lamentano a Novara gli organi inquirenti e le forze di polizia è l’omertà che circonda gli avvenimenti e li avvolge come la nebbia che opacizza i paesaggi. Tutti sanno, ma nessuno parla, è il rimprovero che viene mosso..
Le cause sono analoghe a quelle che si registrano in altre zone, in prima battuta i lavori pubblici, dove ribassi consistenti consentono l’aggiudicazione a imprese, che dopo ricorrono a violenze e a ricatti per poter recuperare il minor prezzo praticato.
Naturalmente la relazione ha suscitato notevole interesse e una serie di domande, a cui il dottor Rossa non si è sottratto, allargando il discorso a molti altri episodi di delinquenza organizzata, verificatisi nel Novarese e dintorni.(a.l.)


14 settembre 2012
Il Kiwanis Club Novara MONTEROSA ha ospitato nella serata di venerdì la Dott.ssa Maria Marcella Vallascas, direttore dal 1999 del locale Archivio di Stato, dopo aver ricoperto i ruoli d’insegnante negli istituti di scuola secondaria e di funzionario del Ministero dei Beni Culturali. Autrice di numerose pubblicazioni, collabora con riviste del settore ed è attualmente membro di alcuni Comitati e del FAI.
Come tutti gli Archivi di Stato, ha esordito la relatrice, anche quello di Novara custodisce tesori inestimabili, pur se la sua nascita è di data piuttosto recente, in quanto risale al 1970, quando la città si potette dotare di un ente di cultura di tutto rispetto. A titolo informativo, ha elencato i numerosi Fondi sia pubblici che privati, di cui è custode, ricchi di un patrimonio documentario molto vasto.
Il reperimento e poi la catalogazione di documenti costituirono un lavoro complesso e faticoso sin dall’inizio essendo quelli d’interesse archivistico sparsi presso i tanti uffici pubblici. Fu eseguita una vera e propria operazione “archeologica” negli scantinati o nelle soffitte degli uffici, dove erano stati relegati gli atti di competenza.
Attualmente l’Archivio, che si onora di essere un prezioso contenitore di storia e di tradizioni soprattutto locali, dispone di documenti di rilevante valore, incrementato da lasciti di privati, che consentono di conoscere più da vicino la storia della città e del territorio. Da poco è stato avviato anche un programma di informatizzazione degli atti, corredati da una descrizione dettagliata dei fondi conservati, i cui lavori sono resi maggiormente ardui per la scarsezza di risorse umane ed economiche.
La Dott.ssa Vallascas si è soffermata con particolare compiacimento sulla sede dell’Archivio, che si trova in pieno centro, nella località dei Quartieri Spagnoli, cosiddetti per aver ospitato le guarnigioni di quello Stato nei secoli XVI e XVII.
L’Archivio occupa attualmente l’antica e sontuosa chiesa con annesso convento, dedicata a Santa Maria Maddalena, le cui suore, dell’Ordine Agostiniano, furono costrette a lasciare la propria sede, che si trovava nella parte occidentale della città fuori le mura, nel borgo Barazolo, attiguo a quello di S. Gaudenzio, poiché il Governo spagnolo decise di rendere Novara una piazzaforte con la costruzione di opere di difesa, come i baluardi. Nel 1799 il convento fu soppresso e la chiesa fu ridotta ad uso profano.
L’imponente edificio, che ha subito diverse trasformazioni nel corso dei secoli, nel 1804 fu diviso e una parte di esso fu ceduta al Liceo Artistico. Due anni dopo, nel 1806, abbattuto il muro divisorio del coro e riunite in un sol corpo le chiese interna ed esterna, divenne Archivio Notarile per la raccolta degli atti dei notai cessati e defunti, che costituiscono una inesauribile fonte di notizie storiche e ambientali.
L’edificio, vero gioiello, fu arricchito da 2340 metri di scaffalature in legno di noce, progettate dall’Arch. Luigi Orelli, che furono addossate alle quattro alte pareti della ex chiesa. Si innalzano fino a tre piani e sono dotate di scale a chiocciola situate ai quattro angoli. Complessivamente, l’Archivio di Stato, dopo i recenti lavori di ristrutturazione, dispone oggi di circa dieci chilometri di scaffalature, sulle quali sono collocate oltre 130.000 pezzi, più di 3000 pergamene e più di 10.000 mappe e disegni.
La ristrutturazione ha comportato notevoli cambiamenti a cominciare dalla facciata stessa della chiesa, che non doveva più avere l’aspetto di luogo sacro. Un progetto fu elaborato da Alessandro Antonelli, sommo architetto novarese del 1800, a cui non fu dato seguito, perché forse troppo oneroso per le casse del Comune. Nel 1850 l’Arch. Antonio Busser progettò la nuova facciata e si aggiudicò l’esecuzione dei lavori, forse anche per aver concesso la rateizzazione dei pagamenti. Egli ornò l’archivolto con l’altorilievo realizzato nel 1853 dallo scultore Argenti, raffigurante il Genio della Conservazione, che raccoglie e protegge con la mano sinistra alcuni rotoli di pergamene, mentre in atteggiamento solenne poggia la destra sullo stemma della città.
Tra alcuni degli atti più significativi, la relatrice ha menzionato una cartula dell’882, relativa ad una permuta tra il vescovo Ernusto e un abitante di Sozzago; una pergamena del 1195, con la quale l’Imperatore Federico I conferma sulla sedia episcopale di S. Gaudenzio, Guglielmo Tornelli; un elenco che riporta circa 400 nomi di calzolai dell’omonimo Paratico, dal 1279 al 1340.
Molto interessante è il codice vetus dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara che riporta, trascritte da un notaio, centinaia di pergamene relative a beni di proprietà dell’Ospedale. Inoltre, è stata mostrata una bolla pontificia di Innocenzo VIII, con la quale il papa concedeva l’indulgenza a coloro che si erano adoperati per i bambini.
Altro patrimonio documentario custodito nell’Archivio è quello dell’Ospizio degli Esposti, i cui registri riportano i nomi dei trovatelli, se conosciuti, e con l’annotazione che a tutti veniva imposto un nuovo nome, come se fossero stati battezzati una seconda volta.
Inoltre, la Dott.ssa Vallascas ha mostrato alcuni disegni di piante topografiche della città, di cui una risalente al 1610 con il disegno delle nuove fortificazioni del 1553, disposte dal governo spagnolo, mentre un’altra del 1858 evidenzia la distruzione dei baluardi, divenuti intanto la passeggiata dei novaresi.
Ha concluso con alcune curiosità su atti giudiziari del Tribunale di Novara ed ha raccontato la triste storia di una donna, affetta da mania di persecuzione, il cui caso fu sottoposto a Cesare Lombroso, del quale è stato mostrato l’autografo.
La conferenza è stata seguita con interesse e attenzione dall’uditorio, che è venuto a conoscenza di uno spaccato della cultura e della storia locali, di cui spesso non si riesce a cogliere così da vicino l’affascinante realtà. (a.l.)