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PIEMONTE 3 - Gennaio

KC NOVARA MONTEROSA

Serata del 27 gennaio 2012

Alla consueta serata del Kiwanis Club Novara MONTEROSA è intervenuta l’insegnante Valentina ABINANTI, che ha tenuto una conferenza su un tema insolito, ma oltremodo interessante e coinvolgente, dal titolo
A caccia di tornado.
La relatrice, che vive a Galliate, un paese a pochi chilometri da Novara, sin dall’infanzia si è avvicinata ai fenomeni atmosferici, attratta dal loro indubbio fascino, spinta da una irrefrenabile curiosità.
Col tempo, la passione si è trasformata in vero e proprio lavoro, tanto da occupare prevalentemente le sue giornate e le sue vacanze, divenute vacanze studio.
Ogni anno infatti compie viaggi negli USA, dove questi fenomeni sono più frequenti e importanti dal punto di vista scientifico, ma anche molto pericolosi e devastanti.
Il lavoro, di questo in buona sostanza si tratta, richiede una preparazione specifica e una conoscenza dei problemi approfondita della meteorologia, una materia assente nelle scuole italiane.
Per quanto giovanissima, ha accumulato molta esperienza con attività sul campo, tanto da diventare una delle esperte più note della materia, delle più preparate e, soprattutto, delle più affidabili.
Ricorda, con orgoglio e soddisfazione, i primi approcci, quando si è avvicinata a un temporale, all’attrazione e al fascino che ha subito, all’ansia di capire il movimento delle nubi, al desiderio di decifrare il loro turbinio, la loro sfrenata sarabanda. Momenti per lei di esaltante eccitazione.
Ad un certo punto della sua vita si trovò ad assistere alla visione del film Twister, che tratta di una giovane, che insieme ad altri ardimentosi e con strumenti artigianali, va alla scoperta di pericolosi tornado, che minacciano le pianure americane, come pressappoco è capitato a lei. Fu il punto di partenza che determinò le scelte future e l’avvio a studi specifici con metodo e sistematicità, con l’acquisizione delle cognizioni scientifiche sui fenomeni atmosferici.
Non ancora maggiorenne, partì per gli USA, dopo aver preso contatti tramite internet con un gruppo che si accingeva alla spedizione per dare la caccia ai temporali.
Al rientro dal viaggio, era agosto 2003, fece la prima esperienza sul tornado che si abbatté sul suo paese, a cui poté assistere dal balcone di casa.
Ormai il dado era tratto; solo si doveva applicare e cominciare a studiare seriamente tali fenomeno.
Poteva sembrare un paradosso per una ragazza, per giunta italiana, di un paese cioè dove manca una tradizione in materia e, soprattutto, dove il fenomeno dei tornado è poco seguito e poco studiato, privo di qualunque supporto librario, dove  spesso le società assicuratrici non riconoscono l’evento dannoso come calamità, perché imprevedibile.
Iniziò a viaggiare su internet e si propose per poter partecipare ad una missione, pur nutrendo poche speranze di essere esaudita. Invece le cose andarono diversamente, perché fu chiamata e fu ingaggiata come turista, il primo gradino dell’avventura. Nel corso della spedizione ricoprì il ruolo di ospite, l’equivalente di turista, che si limitò a scattare fotografie, ma nello stesso tempo cercò di assorbire quante più nozioni possibili e di far tesoro delle esperienze dei suoi compagni.
Registrò sin dall’inizio l’inattendibilità delle previsioni meteorologiche, per cui si convinse che ogni “cacciatore” deve operare per suo conto e affidarsi al suo intuito, sperando anche nell’aiuto della dea bendata.
In Italia la situazione è aggravata dalla mancanza nelle scuole dello studio della meteorologia, la scienza che tratta la materia dei fenomeni atmosferici dal punto di vista fisico, chimico e dinamico attraverso l’analisi e i calcoli dimensionali, la valutazione degli errori e le basi di tale valutazione, la scelta delle misure delle grandezze e quant’altro.
Il metodo, ha precisato la relatrice, opera su modelli simulatori, che rendono la meteorologia una scienza non esatta, perché basta un semplice pur  se minimo cambiamento atmosferico, che la previsione salta. Peraltro, i modelli fisico-matematici sono molto complessi e ne esistono molti tipi differenti. L’elaboratore esamina i dati e dai risultati ricava la previsione, ma è impossibile comprendere appieno la fisica dell’atmosfera. Solo dopo che il fenomeno si è verificato, si può affermare di avere indovinato o meno.
Alla sua prima esperienza in terra americana ne sono seguite altre, come quella del 2009, quando cominciò a cacciare i tornado in prima persona.   
E’ tale il suo entusiasmo che la porta ad affermare che molti tornado sono più fotogenici di altri, come se parlasse di persone.
Ovviamente in queste missioni non mancano i rischi a cominciare dalla opportunità di scegliere il luogo dove posizionarsi per seguire bene l’avvenimento e limitare i rischi. E a tal proposito ha raccontato alcuni episodi vissuti.         
Tra l’Italia e gli USA sono rimarchevoli le differenze dei fenomeni temporaleschi, che a grandi linee si possono così catalogare:
-          differenze naturali e meteo;
-          differenti tipologie dei fenomeni.
In Italia, ribadisce, manca un insegnamento specifico, mentre in America la meteorologia è oggetto di studio sin dai primi anni di scuola. Inoltre, nel nostro paese le diverse strutture impegnate nel settore agiscono come compartimenti stagno, spesso senza scambiarsi le informazioni, che in America rivestono carattere essenziale e primario.
In ordine all’altro punto, ha continuato, è risaputo che i fenomeni atmosferici, come i tornado,  in America sono più numerosi e intensi rispetto all’Italia, dove essi si verificano soprattutto in Val Padana, e più precisamente nella parte nord occidentale, come nel Vercellese, perché essi si sviluppano specialmente in pianura.
I tornado, il cui termine significa girare vorticosamente, sono vortici d’aria di eccezionale violenza, a carattere distruttivo, che tendono verso il suolo da nubi spesse e scure. Sono caratterizzati da correnti ascendenti con velocità che in qualche caso ha superato anche i 500 chilometri all’ora.
Esiste una scala per classificarli  a seconda della velocità dei venti, la cosiddetta Scala di Fujita, analoga alla Scala Richter, che misura la magnitudine dei terremoti.
Va anche detto, ha aggiunto, che i diversi tipi di temporali sono differenti sulla base del numero delle celle da cui traggono origine: singole, multiple o supercelle, che sono quelli più violenti e devastanti. Spesso all’interno di un  temporale convivono più celle, che rendono maggiormente difficile e complessa la previsione. I venti ruotano in senso antiorario nell’emisfero settentrionale, viceversa in quello australe, come una vite, e questa situazione è visibile chiaramente a occhio nudo, rendendo il fenomeno spettacolare. 
I temporali, generati da più celle, sono molto diffusi in Italia, mentre quelli più violenti derivano da una supercella  e si verificano soprattutto in America e in Australia.
Ha precisato che non bisogna confondere i termini tornado, ciclone, tromba d’aria, perché si tratta di fenomeni distinti, ognuno con caratteristiche proprie, anche se nel linguaggio popolare, ma anche tra i mass media, sono usati in modo indifferenziato.
I cicloni sono formati da un insieme di temporali con al centro il cosiddetto occhio, il quale può essere individuato solo dall’alto, volandoci sopra. Fanno anch’essi danni, quando incontrano le coste, e sollevano grandi onde. I tornado fanno danni solo sui luoghi sui quali passano ed hanno una estensione più stretta e ridotta. Anche in Italia, ha concluso, si possono verificare i tornado, simili a correnti d’aria (downbrust), che producono un rapido aumento di valore di energia, di breve durata, e si abbattono con violenza al suolo. (a.l.)   

KC NOVARA MONTEROSA

Serata del 13.01.2012

Alla serata del Kiwanis Club Novara MONTEROSA è intervenuto il giornalista e scrittore novarese Alberto Toscano, che da oltre un quarto di secolo la trasferito la sua residenza a Parigi.
Dopo aver conseguito la laurea in scienze politiche presso l’Università Cattolica di Milano, ha insegnato presso il medesimo Ateneo storia contemporanea, divenendo successivamente ricercatore presso l’Istituto Studi di Politica Internazionale (ISPI).
Approdato subito dopo al giornalismo, è stato redattore di diversi giornali e riviste nazionali, nonché opinionista di programmi teleradiofonici.
Ancora giovane, come corrispondente ed inviato speciale si trasferì in Francia, dove attualmente ricopre l’incarico di presidente dell’APE (Association Presse Européenne) a Parigi. E’ membro del Consiglio Superiore per le lingue straniere presso la Sorbone e del Consiglio di Amministrazione dell’Unione Stampa francofona.
E’ stato insignito nel Paese di adozione del titolo di Cavaliere dell’Ordine Nazionale al merito ed ha ottenuto nel 2000 il Premio Asti di giornalismo.
Tema della conferenza è stato: “Francia e Italia nella nuova Europa” e, tenuto conto dello spessore del personaggio, la serata non poteva che essere interessante e vivace.
Il relatore, con linguaggio piano e brillante, ha tracciato un quadro sintetico, ma rivelatore delle relazioni che intercorrono tra i due Paesi, non mancando di sottolineare, da una parte la supponenza e l’arroganza francesi, fondate però su una consolidata tradizione unitaria, dall’altra l’indecisa posizione dell’Italia, legata al proprio orticello e gelosa dei propri campanilismi, ignorando o non volendo considerare che anch’essa è uno Stato unitario, forte del suo millenario passato e importante, non solamente sullo scacchiere europeo.
Gli esempi del differente atteggiamento riempiono le pagine dei giornali del mondo e le tante rubriche radiofoniche e televisive, che sottolineano questo complicato rapporto.
Basti ripercorrere le vicende della recente guerra contro la Libia di Gheddafi, dove la Francia ha giocato d’anticipo, dando l’impressione di decidere con rapidità e di assumere il comando delle operazioni.
L’Italia invece si è mostrata indecisa e tardiva, fingendo addirittura all’inizio di ignorare che le bombe cadevano su Tripoli, accreditando in tal modo il carattere del suo ondeggiamento. Conclusione: si è tanto parlato del servile baciamano del Presidente del Consiglio italiano a Gheddafi e non delle calorose accoglienze riservate a Parigi al colonnello libico, che ha potuto issare la sua tenda sui Campi Elisi, ritenuta la strada più bella del mondo.
Queste posizioni si manifestano in tutti i campi, compresi quelli economici e commerciali, se solo si guarda all’aggressione da parte francese per acquisire i gioielli industriali italiani, che vanno dagli alimentari a quelli bancari e finanziari e alle assicurazioni.
In un mondo globalizzato, nel quale le informazioni sono scambiate in tempo reale, non si possono assumere atteggiamenti dilatori e temporeggiatori, per cui occorre aver fiducia in se stessi e soprattutto ispirare fiducia negli altri.
Attualmente in campo finanziario, pubblico e privato, l’Italia, sotto certi aspetti, sta meglio della Francia, solo che l’Italia non è riuscita a trasmettere sicurezza negli altri partners europei e mondiali, al fine di essere presa seriamente in considerazione.
La stessa adozione dell’euro, che il relatore ha attribuito soprattutto a Mitterand, subì un’accelerazione specialmente dopo la caduta del muro di Berlino nel novembre del 1989. Sembrò allora un’ipotesi bizzarra, un esercizio scolastico, ma pochi anni dopo divenne realtà. Il momento della svolta fu quando la Germania prese coscienza che era finito il tempo in cui doveva fare i conti col suo recente, tragico passato.
Cos’ l’avventura dell’euro si riscaldò e la nuova moneta fu adottata dall’Unione Europea con l’eccezione di alcuni Paesi, per motivi politici prima che europei. C’è stata molta fretta nell’operazione, ed i problemi sorti subito dopo debbono essere rimossi.
Il relatore si è detto ottimista sulla tenuta e sulla ripresa dell’euro, anche se sta attraversando momenti di turbolenze molto forti, ma sono innegabili i vantaggi concreti che sono derivati per tutti Paesi, regolando e appianando molte posizioni economiche, altrimenti insostenibili.
Rispetto alle aspettative, l’euro non si è dimostrato perdente nei confronti delle monete dominanti (dollaro USA e yen), ma nemmeno un panacea per tutti i mali economico-finanziari. Come tutte le novità, ha comportato grosse implicazioni, che oggi esercitano la loro pesante influenza sulla vita politica.
Molto più semplicemente l’euro ha costituito un piano di stabilità finanziaria, che ha eliminato o almeno ridotto le crisi economiche, che scuotono spesso la storia dei popoli.
Avviandosi alla conclusione, il relatore ha fatto presente che fra l’Italia e la Francia non può sussistere alcuna contrapposizione sostanziale. I due Paesi sono afflitti dagli stessi difetti, ma nutrono identici interessi e sono caratterizzati dai medesimi sentimenti. Qualcuno forse dovrebbe abbassare i toni enfatici, qualcun altro dovrebbe avere maggiore fiducia nelle sue capacità e nel suo meraviglioso passato.
Entrambi i Paesi, ma non soltanto essi, soffrono purtroppo la carenza sulla scena di grandi personaggi, che seppero gettare le basi della nuova Europa in Francia e firmare il Trattato istitutivo a Roma.
La serata si è conclusa con numerosi interventi da parte dei presenti, che hanno profittato per approfondire le proprie opinioni, cercando nelle risposte del relatore eventuali conforme. (a. l.)

 
KC GALLARATE