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KC Novara Monterosa - Conviviale con relatore - “L’uso sociale dei beni confiscati alla mafia”  

Pubblicato da: MFPellegrino | KC Novara Monterosa |  Letture: 2228

KC Novara Monterosa - Conviviale con relatore - “L’uso sociale dei beni confiscati alla mafia”
Conviviale 26 febbraio 2016
Relatore : D.ssa Raffaella Conci

Il Kiwanis Club Novara MONTEROSA ha incontrato, lo scorso venerdì, la dottoressa Raffaella CONCI, presidente della Cooperativa “Terre Joniche”, assegnataria dei beni, terreni ed edifici, confiscati ad una famiglia della ‘ndrangheta dell’Isola di Capo Rizzuto.
Si tratta di circa 100 ettari di terreno, di un cascinale, di un capannone di 800 mq e di una villa su due piani di 400 mq, di cui i vecchi proprietari devastarono completamente gli interni prima che fosse eseguita la confisca. Sul portone verde del capannone fu lasciata la scritta di colore nero “STATE ATTENTI ALLONTANATEVI MORTE” e tre proiettili di pistola attaccati col nastro adesivo alle lamiere. Trattandosi di un bene confiscato alla ‘ndrangheta, era facile immaginare che ci sarebbero state delle reazioni. L’importante, ha sostenuto la giovane presidente, è di “non mollare”, dinanzi agli ostacoli, anche se viene minacciata l’incolumità delle persone.
La dottoressa Conci, laureata in Economia presso l’Università di Roma e specializzata in Economia Sociale, abbandonò tempo fa la sua professione e mise a disposizione della cooperativa i suoi studi e la sua esperienza.
Il tema della relazione è stato: “L’uso sociale dei beni confiscati alla mafia”.
Nel raccontare la sua testimonianza, ha iniziato dalle molteplice problematiche che l’incarico comporta, ma è sembrato un fiume in piena, che spiega come sia riuscita a travolgere i difficili ostacoli incontrati durante il percorso, non scevro da pericoli anche per la sua persona. Si è dichiarata soddisfatta per i risultati e contenta per aver incontrato tante persone che, volontariamente e disinteressatamente, le sono state vicine e l’hanno sorretta, specialmente tanti giovani. Oggi la cooperativa è una concreta realtà, che produce beni, offre lavoro, ovviamente in regola, ed è autosufficiente per le sue necessità.
La cooperativa si propose sin dall’inizio il fine di contrastare le calamità malavitose e di affermare la legalità con impegno, sostenendo le vittime, utilizzando volontari, che per fortuna non mancano, ha sottolineato, specialmente tra i giovani, ed offrendo lavoro a chi ne ha bisogno.
La confisca dei beni per reati di mafia si fonda sulla impossibilità da parte dei proprietari di fornire un valido titolo di acquisto e sulla inconsistenza e inefficacia delle prove addotte per dimostrare la legittimità del possesso.
Dopo il provvedimento definitivo di confisca, bisogna partecipare al bando per l’assegnazione, fornendo un’accurata documentazione, tra cui programmi per l’uso, progetti per le iniziative che si intende realizzare, istituzione di cooperative, evitando soprattutto l’eventualità che i beni confiscati possano ritornare ai vecchi proprietari in via diretta o indiretta, ad esempio, tramite società di prestanome, cvome purtroppo talvolta è capitato. Inoltre, bisogna esibire un piano di lavoro per lo sfruttamento e la redditività del bene.
A questo iter piuttosto complesso intervengono enti pubblici, come le prefetture, ed enti privati, quali le agenzie, che valutano i requisiti dei richiedenti e successivamente in caso favorevole procedono alle assegnazioni.
“Le Terre Joniche” hanno creato occasioni educative, di lavoro, di autosufficienza nella produzione di prodotti agricoli, che oltre a soddisfare le esigenze di chivi lavora ed essere distribuiti.
L’attività si sviluppa attraverso tre percorsi: produzione, marketing. distribuzione.
Nel corso della serata è stato sorseggiato il vino prodotto dalla cooperativa, denominato Placido Rizzotto, ucciso dalla mafia nel 1996.
Certamente, le difficoltà sono state numerose e non tutte facili, anche per l’impatto ambientale di una terra del sud, come la Calabria, dove fare impresa è fatica più ardua che altrove, perché un’impresa non dipende solo dalla bontà e dalla concretezza del progetto, ma anche dal rispetto della legalità, dall’impegno dei lavoratori, dall’affidamento dei controlli.
Bisogna essere riconoscenti, ha sottolineato la dottoressa, alla “rete”, che ha fatto conoscere il progetto ed ha seguito, informando, tutte le fasi della realizzazione.
“Non siamo stati lasciati soli”, ha sostenuto, “e questo è molto confortante”.
Altro aspetto negativo è rappresentato dall’infamante sfruttamento del lavoro da parte del caporalato, una gramigna difficile da estirpare, perché è consolidato nell’ambiente, ma è giusto che si sappia che la Cooperativa “Terre Joniche” ha nel suo DNA il rispetto della legalità e le eventuali assunzioni di lavoratori vengono attentamente esaminate e valutate.
Un altro sforzo è stato fatto per acquisire la consapevolezza dei consumatori; non è facile metter insieme i valori posti a base dell’etica d’impresa. L’obiettivo è quello di riscattare il territorio, che comporta il riscatto della gente mediante il lavoro onesto e libero, favorendo un turismo sicuro, coltivando in modo biologico, salvaguardano l’ambiente e il territorio.
In quest’ottica la Cooperativa “Terre Joniche” realizza campi di volontariato e corsi di formazione mirati. In breve sono state messe in campo una serie di iniziative per affrontare con conoscenza e consapevolezza i molteplici problemi.
Rispondendo ad una specifica domanda, la dottoressa Conci ha ammesso che non sono mancate le intimidazioni, superate dalla ferma volontà degli operatori, a qualunque livello, di andare avanti. Eloquente è la scritta sul portone della Cooperativa: LA PAURA BUSSA, IL CORAGGIO APRE, MA NON C’E’ NESSUNO.
Al termine ha offerto la sua testimonianza il responsabile di Novara dell’Associazione LIBERA, di cui fa parte “Terre Joniche”, che ha narrato le ultime fasi della confisca del Castello di Miasino, una perla architettonica che sovrasta l’incantevole Lago d’Orta: 29 stanze affrescate e 60mila mq di parco. Dopo alterne vicende giudiziarie il Castello fu confiscato definitivamente nel 2007, ma fino allo scorso anno è stato gestito, per feste ed eventi, da appartenenti alla medesima famiglia alla quale era stato confiscato. Oggi finalmente la Regione Piemonte è venuta in possesso del bene e l’Assessore responsabile ha assicurato che, dopo i lavori per metterlo in sicurezza, sarà destinato ad attività turistiche e culturali, sperando anche nell’aiuto dei privati. (a. l.).












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