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KC Novara Monterosa - In cammino verso Santiago di Compostela...  

Pubblicato da: MFPellegrino | KC Novara Monterosa |  Letture: 1232

KC Novara Monterosa - In cammino verso Santiago di Compostela...
KIWANIS CLUB NOVARA MONTEROSA
venerdì 27 maggio 2016
IN CAMMINO VERSO SANTIAGO


Nella serata di venerdì 27 maggio 2016 il Kiwanis Club Novara MONTEROSA ha ospitato l’Ing. Rocco Roberto, coordinatore area marketing aziende settore elettrico e autore di libri sulla materia, che ha narrato le esperienze personali vissute nei pellegrinaggi fatti a Santiago di Compostela, Campo della Stella, che indicò la tomba di S. Giacomo. Ha proiettato numerose fotografie per illustrare paesaggi, monumenti e tanti particolari del percorso, come i segnavia, che hanno attirato l’attenzione dei numerosi ospiti e soci.
Dopo una breve biografia dell’Apostolo, ha sottolineato l’interesse che i fedeli ebbero per il pellegrinaggio a Compostela a seguito dell’occupazione da parte dei musulmani di Gerusalemme e per l’anarchia, non solo politica, che all’epoca travagliava Roma.
Il Cammino fu favorito anche dalla costruzione di numerose strade, che dall’Europa settentrionale portarono verso i Pirenei e poi direttamente sulle coste atlantiche.
Santiago, capoluogo della Galizia, crebbe attorno al sepolcro identificato come la tomba di S. Giacomo e divenne in breve la meta preferita dei pellegrini di tutta l’Europa.
Nel 1987 il Consiglio Europeo ha riconosciuto il Cammino “Itinerario Culturale Europeo”, ma con maggiore aderenza alla realtà sarebbe stato meglio qualificarlo Religioso, perché, se è vero che durante il percorso si possono ammirare splendide chiese romanico-gotiche ed altri bellissimi monumenti, il pellegrinaggio è essenzialmente una esperienza di fede.
L’Ing. Rocco fu incoraggiato a compiere il viaggio dal libro di Hape Kerkeling “Vado a fare due passi”, ma all’inizio fu spinto dallo spirito di avventura e dalla curiosità, per scoprire al termine dell’impresa lo scopo reale, che era quello di trovare la fede.
A questo fine percorse più di 750 km, dalla Francia alla Galizia, in 35 giorni con una media giornaliera di circa 20 km. Partì da Saint Jean Pied de Port, antico e suggestivo borgo, dove ebbe il primo approccio col Cammino. Ritirò la Credencial, da timbrare in ogni luogo di sosta e per ottenere sconti ed altri vantaggi. I pellegrini furono avviati a diversi ostelli e smistati in enormi stanzoni affollati con i letti a castello. La mattina seguente, di buon'ora si avviò e durante la marcia concentrò il suo pensiero sulle scarpe usate, non nuove, sperando che risultassero comode, passò in rassegna se nello zaino aveva tutto l’occorrente, ripetette le poche parole di spagnolo mandate e memoria da utilizzare per chiedere un letto, da mangiare, dove si trovasse la farmacia, come sarebbe stato il clima.
Arrivò a Roncisvalle, la famosa località pirenaica, nelle cui gole la retroguardia dei paladini di Carlo Magno fu annientata da bande basche e dove trovò la morte il paladino Orlando, da cui ebbe origine la chanson de geste con la chanson de Roland. Si tramanda che nella bella chiesa gotica siano inumate le sue spoglie. Proseguendo, giunse a Pamplona, la città della corsa dei tori nella festa di S. Firmino. Erano trascorsi appena due giorni e cominciò a provare le prime sensazioni di difficoltà e i primi dubbi sulla riuscita. Nel Rifugio ebbe consigli pratici, come asciugare gli indumenti e gli scarponi, come curare le vesciche dei piedi. Di Pamplona, per inciso, fu vescovo a 16 anni Cesare Borgia.
Dopo aver lasciato la città, appena fuori, notò in lontananza, sull’Alto del Peron, le pale eoliche, somiglianti ai mulini a vento contro cui combattette Don Chisciotte e poco lontano le sagome metalliche di guerrieri.
A Puente la Reina, che la regina di Navarra fece costruire nella prima metà del 1400 per facilitare il cammino ai pellegrini, rilevò il ricongiungimento di quattro strade provenienti dal Nord, per formarne poi una sola fino a Santiago.
Cominciò a passare il senso d’incertezza della partenza e sopraggiunse l’ansia di riprendere il Cammino senza concedere tempo nemmeno per fermarsi in qualche chiesa.
Proseguì per la mistica Burgos, celebre per le belle chiese e la cattedrale, un gioiello del Cammino, provenendo da San Juan de Ortega, posta a circa 1000 metri di altezza. Qui si lascia il medioevo, la quiete, la sacralità dei pensieri, il raccoglimento su se stessi, per rituffarsi nel caos della città, nel traffico, nella fretta, nel frastuono. Nella provincia di Burgos, a Vivar, nacque il CidCapeador, il leggendario eroe della Reconquista spagnola.
Dopo altri giorni di cammino arrivò a Leon, dove fu possibile ammirare la bella cattedrale con le slanciate torri gotiche e lo spettacolo emozionante del suo interno per la bellezza delle vetrate, i cui colori e le luci invadono le navate e appagano lo sguardo, ma anche lo spirito.
Riprese il cammino per Astorga, che da lontano mostrava le torri del palazzo vescovile, opera di Gaudì, l’architetto di Dio. Lungo il percorso si era fermato ai piedi della Croce di Ferro, dove, per un’antica usanza, aveva deposto un sasso. Dopo avere scalato il Manjarin, alto 1500 metri, giunse a Villafranca del Bierzo, dominata dall’imponente fortezza costruita dai Templari, che ivi stabilirono la loro base spagnola.
Per arrivare a O Cebreiro, dovette scalare l’ultima salita del Cammino e calcolò che mancavano ancora circa 150 km perla meta. Qui terminò la seconda fase dell’impresa, quella della consapevolezza, mentre la terza sarebbe stata quella dell’euforia, che provò sulla piazza, davanti alla cattedrale, felice e soddisfatto di essere riuscito a portare a termine l’impresa, che alla partenza gli appariva folle.
Dedicò l’ultima tappa ad una serie di gesti rituali: il bagno nel rio che attraversa Labacolla, per presentarsi pulito e mondo dai peccati davanti all’Apostolo. A Monte do Gozo lasciò le cose che non gli sarebbero più servite e il cibo in esubero per i bisognosi.
Nel Portico della cattedrale, com’è consuetudine, poggiò le mani sulla base dell’albero di Jesse e fece l’inchino a Cristo e S. Giacomo per chiedere le grazie. Poi appoggiò la propria testa su quella della statua di Mastro Matteo, il costruttore del Portico. Finalmente entrò in chiesa attraverso l’absidiola. Era l’Anno Santo Composteliano e così potè assistere allo spettacolo del Botafumero, l’enorme turibolo, alto un metro e pesante 50 chili, appeso alle travi del presbiterio, che otto persone fanno oscillare per alcuni metri sull’altare lungo l’asse del transetto. Simbolo tra i più conosciuti del Cammino, ha spiegato che assolve una funzione liturgica purificatrice col fumo dell’incenso, ma in passato assolveva anche ad una funzione igienica, per eliminare i cattivi odori lasciati dai pellegrini che avevano trovato rifugio nella chiesa durante la notte.
Prima di riprendere la via del ritorno richiese la Compostela per attestare l’avvenuto cammino, rilasciata sulla base della sua Credencial completa delle timbrature di ogni sosta. Per finire ricevette la conchiglia, il segno più diffuso del pellegrinaggio, che attaccò allo zaino. Questa usanza, ha precisato, ha un’origine molto lontana, quando molti pellegrini non si fermavano a Santiago, ma si recavano a Finisterre, sulla costa atlantica, dove si riteneva che fosse approdata la barca col corpo di S. Giacomo. (a. l.)






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