KC Novara Monterosa
Nella serata di venerdì 11 gennaio, il Kiwanis Club Novara MONTEROSA, nell’ambito del service e dello spirito del Club, ha consegnato un contributo all’Istituto Santa Lucia di Novara, che accoglie bambini orfani e bisognosi. Il Presidente, Avv. Andrea Zanetta, ha tracciato brevi note storiche dell’Istituto, sorto per l’iniziativa della Constantia Avogadro di Novara. La Nobilis Domina trovò un fervente sostenitore nel vescovo della città, Mons. Carlo Bascapé, che in precedenza era stato un valido collaboratore di S. Carlo Borromeo nell’applicazione dei canoni del Concilio di Trento nel periodo della controriforma.
Il Presidente Zanetta ha ringraziato, non mancando di sottolineare la vicinanza del MONTEROSA all’Istituto Santa Lucia, manifestata in diverse occasioni.
A seguire ha preso la parola il relatore, Dott. Michele D’Andrea, funzionario-dirigente della Presidenza della Repubblica, che ha illustrato la storia dell’inno di Goffredo Mameli, arricchendola di aneddoti e curiosità e di stacchi musicali, rapportandolo con gl’inni nazionali di altri Paesi.
Il Dott. D’Andrea durante la sua prestigiosa carriera ha ricoperto incarichi di elevato prestigio, connessi al cerimoniale del Quirinale, alle onorificenze, all’araldica militare. A lui si devono la creazione dello stendardo presidenziale, lo stemma dei Carabinieri e quello della Marina Militare, di recente adottato.
Ha richiamato gli scopi di un inno nazionale, che debbono rispondere a determinate caratteristiche in rapporto alla funzione, come le marce. Anche l’inno italiano ha subito adattamenti per soddisfare alcune finalità con le indicazioni in partitura: “Allegro marziale”, “Piano con molta energia”, “pp e molto concitato”, “crescendo”, “crescendo e accelerando sino alla fine”, tanto che si potrebbe asserire che si tratta di un inno “consegnato senza le istruzioni d’uso”. Eppure l’inno di Mameli è uno dei più originali, anche se spesso è stato suonato in modo non ortodosso, come avvenne nel concerto eseguito in Parlamento con gli archi e con la voce di un noto tenore, che pronunciò le parole “stringiamoci a corte” (sic), anziché “a coorte”, che assume un significato del tutto diverso. Altro esempio è quello fornito da alcuni giornali, che in occasione del 150° dell’Unità d’Italia offrirono ai lettori un disco, la cui copertina riportava: “Versione integrale ridotta” ed anche “Versione integrale ridotta originale”. Una evidente imperdonabile contraddizione in termini!
A questo punto il relatore ha fatto un breve excursus della storia dell’inno nazionale, nato nel 1847 col titolo “Canto degli Italiani”. Siamo nella fase iniziale del Risorgimento, un momento di grande eccitazione, che i giovani vissero, divenendo strumento di propaganda e d’incitamento alla causa unitaria della Nazione.
Ad adattare alla musica le parole di Mameli provvide Michele Novaro, anche lui genovese e fervido patriota. Era un modesto musicista in qualità di corista, che accompagnava il coro a pianoforte durante le rappresentazioni teatrali. A lui furono recapitati i versi di Mameli quasi per caso. Ne restò entusiasta e non dormì tutta la notte cercando di dare una melodia a quanto il poeta aveva scritto. L’inno si impose subito all’attenzione, specialmente dei giovani, tra i tanti inni patriottici del periodo che sbocciarono per ogni terra d’Italia. Il fenomeno non sfuggì ai vigili organi di polizia, che lo ritennero un inno repubblicano, antimonarchico, anche in rapporto all’autore. Persino Giuseppe Verdi si occupò dell’inno, che lo incluse accanto agli inni inglese e francese nell’Inno delle Nazioni, composto nel 1862, in occasione dell’Esposizione Universale di Londra.
Agli inizi del ‘900 Fratelli d’Italia fu anche inciso su disco, ma dopo pochi anni attraversò un periodo di silenzio sotto il fascismo, che ovviamente privilegiò i canti del regime. Dal 1943 al 1946, finita la seconda guerra mondiale, nelle manifestazioni pubbliche si cantò la Leggenda del Piave, per arrivare poi al 12 ottobre 1946, allorché l’allora Ministro della Guerra, Cipriano Facchinetti, decise di adottare l’inno di Mameli nelle cerimonie del giuramento da parte dei soldati.
Sebbene la Costituzione abbia sancito l’uso della bandiera, nulla stabilì in ordine all’inno. La questione ha suscitato infinite discussioni fino al novembre del 2005, allorché l’inno divenne ufficiale e nel giugno 2012 fu approvato l’obbligo di insegnarlo nelle scuole.
Rispetto agli inni di altri Paesi quello italiano ha spiccate note di originalità.
Ad esempio la “Marcha Real” della Spagna è priva del testo ed ha solo la musica, tanto che i giocatori spagnoli non lo cantano. E’ considerato l’inno più antico, perché nacque nella seconda metà del XVIII secolo, ma le sue radici sono da accreditare ad un inno olandese del 1500. Fu sostituito nel corso della Seconda Repubblica Spagnola e nella lunga fase dittatoriale.
Anche l’inno inglese, God Save the Queen, peraltro non consacrato come ufficiale, è un inno frutto della consuetudine e le sue origini risalgono a metà del ‘700.
Un inno nazionale deve essere utilizzato come stimolo di un paese, al pari della bandiera, ha detto il relatore, perché esso è legato a vicende storiche, a lotte per l’indipendenza o per rivoluzioni popolari; deve cioè riflettere le caratteristiche e i valori di un popolo.
La musica invece è legata alle tradizioni musicali di un paese, spesso influenzata dalle tradizioni di altri paesi oppure dalle tipologie di governo vigente in quel momento.
Così la musica dell’inno tedesco è modellata sull’Inno Imperiale scritto da Haydn nel 1797, che offre all’ascolto una solenne melodia, unita a parole semplici ma espressive, che ne fanno un inno molto popolare. Il suo motivo principale trova le basi nell’opera di Beethoven “Per la Vittoria di Wellington” e in altre opere classiche.
L’inno degli Stati Uniti è del 1861 e fu adottato nel 1939. Prende origine dall’inno che le truppe del Maryland cantarono marciando su Baltimora nella guerra per l’indipendenza delle colonie americane.
Anche l’inno francese fu scritto, su commissione del sindaco di Strasburgo, da Rouget de Lisle in seguito alla dichiarazione di guerra della Francia all’Austria. Fu denominato Marsigliese, perché fu cantato la prima volta dai sodati, che si erano riuniti a Marsiglia per raggiungere l’Armata del Reno. Fu la Convenzione del 1795 che lo elevò a inno nazionale.
Si potrebbe continuare con gli inni dei Paesi dell’America Latina, che hanno adottato inni modellati su musiche classiche europee, anche italiane.
Per quanto riguarda l’inno italiano va ricordato che la colonna sonora della II guerra d’indipendenza, fu la “Bella Gigogin”, che anche gli Austriaci suonarono con le loro bande e cantarono, non avendo percepito agli inizi che si trattava di una canzone patriottica. Si tramanda che gli Austriaci la cantarono nella battaglia di Magenta e i Francesi risposero col ritornello “Daghela avanti un passo”.
Bisogna arrivare al 1855, quando l’Ambasciata d’Italia a Londra chiese quale inno suonare in quel paese. La scelta cadde sull’inno di Mameli. In seguito è stato molto “contaminato” per il ritmo, in quanto adattato al passo di parata del gruppo della bandiera e nel testo è stato inserito un doppio “sì” al termine della prima strofa che si trova soltanto nella partitura.
Il nostro inno ha avuto il merito di ravvivare il senso d’identità del popolo, di rafforzare nei cittadini l’amor di patria, a cui ha contribuito soprattutto il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
Spesso è stato criticato, tanto da ventilare la sua sostituzione, per la qualità musicale ritenuta mediocre, è stato considerato una marcetta, ha un testo poco comprensibile. Ma gli scopi di un inno patriottico, è ovvio, non richiedono una elevata melodia, come invece quella di “Va pensiero” di Verdi, il più accreditato nella sostituzione dell’inno di Mameli, che in cinque strofe ripercorre la nostra storia, dai fasti di Roma alle divisioni dell’epoca, che rendevano gli italiani “calpesti e derisi”.
La serata, a cui è stato presente il Prefetto di Novara S.E. Francesco Paolo Castaldo, si è conclusa con numerose domande rivolte dall’uditorio al Dott. D’Andrea, che non si è sottratto, riscuotendo calorosi applausi. (a.l.)
del 17/01/2013
ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE FONDATA NEL 1915 A SERVIZIO DELLA COMUNITÀ E DEI BAMBINI
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