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KC Novara Monterosa

 22 febbraio 2013

Ospite del Kiwanis Club Novara Monterosa nella serata del 22 febbraio scorso è stato l’Ing. Roberto Favero, brillante conferenziere,  scopritore e  divulgatore della figura di Costantino Nigra.

Ha esordito affermando che la battaglia di Novara del 23 marzo 1849, pur avendo registrato la sconfitta dell’esercito piemontese, rappresentò il punto di partenza del Risorgimento Italiano e uno sprone per Cavour, che comprese di dover trovare in Europa un potente alleato, se si intendeva proseguire sulla strada dell’unità.

Quest’alleato non poteva essere che la Francia per esclusione per vari motivi degli altri Stati europei e per affinità d’intenti e di cultura.

La sua “cattura” fu opera di un giovane, Costantino Nigra, che elaborò un piano per collaborare militarmente con Francia e Inghilterra, che si apprestavano a dichiarare guerra alla Russia impegnata contro l’impero ottomano.

Il piano fu approntato da Nigra e Cavour, il quale non ebbe scrupoli pur di raggiungere lo scopo, anche mettendo a rischio la propria reputazione di uomo e di politico.

L’alleanza franco-piemontese stava per prendere corpo, quando il repubblicano italiano Felice Orsini attentò alla vita dell’imperatore francese. L’episodio però non fece naufragare le trattative ormai avviate; anzi Cavour fu spinto ad accelerare i tempi e seppe trasformare l’attentato da ostacolo a sollecitazione. L’accordo fu raggiunto in un incontro segreto avvenuto nel 1858 tra Napoleone III e Cavour.

Durante le trattative uno dei maggiori collaboratori del primo ministro piemontese fu Costantino Nigra, un giovane appena trentenne, che Cavour aveva prescelto per il delicato incarico e che fu mandato in missione segreta a Parigi per concretizzare gli accordi che erano stati decisi a Plombiers.

Sulla scena irruppe con tutto il suo fascino e la sua intraprendenza una ventenne nobildonna italiana, di origine toscana, la Contessa di Castiglione, che abbracciò la causa, convinta e spinta ad affrontare ogni situazione da Cavour, che peraltro era suo cugino.

Consapevole della sua bellezza, intrigata sin dalla giovane età in storie galanti, ma anche ambiziosa e intelligente, lanciò sul piatto tutte le sue arti ammaliatrici per incantare l’imperatore, che la notò e ne subì il fascino.

Ben presto la sua presenza seduttiva conseguì i risultati attesi.

Fu ospitata lussuosamente nel castello di Compiegne, dove con abili manovre di adescamento divenne l’amante dell’imperatore, suscitando scandalo e furia da parte dell’imperatrice Eugenia.

Dietro le scene il vero manovratore restò sempre Costantino Nigra, che svolse un ruolo determinante nella politica estera dell’Italia, tanto che divenne ambasciatore a Parigi nel 1860 e, dopo la morte di Cavour, a San Pietroburgo, a Londra e infine a Vienna.

La sua discrezione e abilità diplomatica furono il punto di forza in quel periodo cruciale della storia d’Italia.

Come uomo, mostrò una non comune grandezza d’animo, di cui il relatore ha ricordato, tra i tanti, due episodi: la sua amicizia verso Napoleone III, che non  venne meno nemmeno dopo la sconfitta di Sedan e che dimostrò anche nei confronti della ex imperatrice Eugenia e la distruzione di un epistolario di 24 lettere che Cavour scrisse alla propria amante, Bianca Ronzani, perché non potessero rivelare eventuali notizie compromettenti sulla vita privata del grande statista.

La conferenza è stata arricchita da tantissimi aneddoti, anche piccanti, su questi due personaggi, che hanno colorato il Risorgimento Italiano.

Ha ricordato, ad esempio, la prima notte in cui la Contessa di Castiglione aspettò fino a tardi nella sua camera da letto a Compiegne la visita dell’imperatore, di cui ha lasciato una descrizione della vestaglia. Dal suo canto la Contessa conservò con sé per tutta la vita come una reliquia la propria vestaglia e desiderava essere sepolta con quell’indumento, ma i suoi eredi non rispettarono la sua volontà ed ora il cimelio si trova esposto nell’originaria teca sferica di vetro nel Museo Cavouriano di Sarzana.

Di Nigra ha raccontato la sua vicenda massonica, soprattutto per evidenziare la sua rettitudine ed onestà di pensiero. Eletto Gran Maestro della Massoneria, non accettò la carica, perché la sua nomina non era avvenuta, come aveva preteso, all’unanimità, in quanto una loggia non gli aveva dato il voto.

Il relatore ha concluso mettendo in risalto la cultura di Nigra, conoscitore del greco e del latino, membro dell’Accademia dei Lincei e di altre accademie di scienze, che ha lasciato una delicata raccolta di Idilli, alcune ricerche erudite sotto il titolo Ricerche Celtiche, la traduzione della Chioma di Berenice di Catullo e, soprattutto, gli studi di poesia popolare col titolo I canti popolari del Piemonte (a.l.)                               

 


del 26/02/2013

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