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KC Cremona

Relatore il Dott. Mauro Faverzani, giornalista, scrittore, saggista.

nel suo intervento il Dott. Faverzani è partito da molto lontano : da Carlo I d’Asburgo,capo di un Impero, già laboratorio vivente, esempio concreto di un sistema di governo paneuropeo, ricettacolo di etnie, di nazionalità, di culture, efficace cerniera tra diversi popoli e diversi Stati, fondato non a caso su di un diritto, che era per definizione sovranazionale.

Passando da Otto d’Asburgo, la cui idea d’Europa fu ben espressa nel lungo discorso, che – come decano dei membri del Parlamento europeo – egli tenne il 13 gennaio 1997 nell’antico emiciclo di Strasburgo. Discorso durante il quale affermò parole, che ancora oggi risuonano vive e vere: “Noi viviamo un’epoca di cambiamenti storici, che ci apre dimensioni nuove. Ciò significa che ci troviamo di fronte ad una grande responsabilità. L’Europa non dev’essere un “club formato da Nazioni felici”, secondo l’avvertimento del Presidente ceco Vaclav Havel. Signore, signori, la missione, che è nostra, è prodigiosa. In questo consesso noi siamo chiamati a fare la Storia. Una missione formidabile!”.

Cosa dobbiamo fare ( parte conclusiva dell’intervento del Dott. Faverzani)

“ Un deficit di democrazia: il Parlamento europeo, custode dei valori democratici nell’Unione, ad oggi non svolge che un ruolo comprimario e marginale rispetto a quelli svolti dalla Commissione e dal Consiglio d’Europa, tuttavia non elettivi.

Tra le urgenze, si colloca l’utilizzo dei fondi europei destinati all’innovazione, all’internazionalizzazione, alla valorizzazione dei beni culturali, alle grandi reti infrastrutturali ed alle infrastrutture di raccordo. Complessivamente, la somma che l’Italia deve gestire è enorme: equivale pressappoco al valore di una legge finanziaria. Eppure, può sembrar strano, ma, se andiamo a considerare l’utilizzo delle risorse del ciclo 2007-2013 – circa 59 miliardi di euro – notiamo come la maggioranza delle amministrazioni locali abbia dimostrato la più totale incapacità di comprendere la centralità del ricorso ad esse e dell’utilizzo delle stesse, dimostrando inettitudine nell’espletare le tecniche di progettazione e nel superare le difficoltà burocratiche pur presenti, ma comunque superate dagli altri Paesi dell’Unione

Altro passo importantissimo da compiere: tagliare gli sprechi ed evitarne di nuovi. Sobrietà, rigore, tagli, austerità sono le parole che più ricorrono nei discorsi dei governanti d’Europa. Di quella stessa Europa, che spende 200 milioni di euro ogni anno per mantenere la struttura e il funzionamento del “suo” Parlamento, doppia sede compresa.

Nel frattempo, in Europa si registra una disoccupazione superiore al 12% ed una soglia di povertà sempre più popolata: la Spagna ha 3 milioni di persone, che sopravvivono con redditi mensili inferiori a 307 euro, le cifre ufficiali del Portogallo collocano il 18% della popolazione sotto la soglia della povertà ed in Paesi fondatori del progetto europeo, come l’Italia, il numero di poveri si è duplicato tra il 2007 ed il 2012. Il che mostra quanto sia urgente e necessaria una rivisitazione profonda dei Trattati, per attuare politiche di intervento più incisive rispetto alle esigenze vere dell’Unione e non alle voraci fauci della burocrazia, specie nella sua accezione più bieca, macchiata dal clientelarismo. Por mano a tali situazioni significa tornare a quell’Europa federale e sussidiaria, auspicata dal Presidente dell’Unione Paneuropea, Otto d’Asburgo, una quarantina d’anni fa. Lo stesso che, in un discorso del 12 marzo 1980, fornì ancora una volta una soluzione praticabile ed ancora oggi estremamente valida: “Si è detto giustamente che l’entusiasmo d’un tempo per l’Europa è stato nascosto dalle statistiche della Comunità Europea – ha detto – Noi abbiamo bisogno di un patriottismo europeo, che non si opponga alla fedeltà alla Patria, ma che le offra una nuova dimensione. Perché ai nostri giorni non si può più essere in Europa un vero patriota, se non volendo l’Europa. Si tratta ora di rendere questa volontà tangibile”. Ora tocca a noi. Noi abbiamo bisogno di persone appassionate dell’Europa, di persone innamorate dell’Europa. Dell’Europa quel essa realmente è: l’Europa dei popoli e non quella delle Cancellerie.”


del 28/05/2014

ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE FONDATA NEL 1915 A SERVIZIO DELLA COMUNITÀ E DEI BAMBINI

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