KC Vercelli
Lella Beretta, vercellese doc laureatasi in filosofia, ha a suo tempo lasciato gli studi e la speculazione intellettuale per imboccare per una donna la strada più difficile della fotografia: prima analogica su pellicola adesso desueta, poi digitale con evoluzione è ancora difficile da immaginare, dato lo sviluppo galoppante dell’elettronica e dell’informatica.
Nella conviviale di giovedì 25 settembre, nella sede del Circolo Ricreativo vercellese di via Galileo Ferraris - anche sede del Kiwanis Club di Vercelli - in una riunione affollata dai soci, il Kiwanis Club ha incontrato questa fotografa di fama internazionale che ha vinto concorsi in Europa, negli Usa e in Australia mentre le su opere - sempre riferimento per la critica d’arte - sono esposte nelle più importanti rassegne internazionali. Lella Beretta, che a Vercelli lavora nella sua casa-studio di corso Italia, è stata presentata da Domenico Manachino, medico oncologo che con la conviviale dedicata alla fotografia d’arte ha concluso il suo anno di presidenza al Kiwanis Club di Vercelli.
Giovedì 9 ottobre il suo successore sarà l’informatico Piero Castello. Concludendo l’incontro, Domenico Manachino ha annotato, riferendosi alla fotografia d’arte di Lella Beretta: Le genialità e la predisposizione artistica sono sempre alla base della interpretazione della realtà nella quale siamo immersi, nel caso specifico che si fotografi in analogico con le “vecchie” pellicole o che ci si serva del sistema digitale. E lo stesso accade per la cinematografia. E’ il regista che conta, indipendentemente dal sistema adottato”.
Per documentare la sua espressione artistica - ripetiamo nota in Italia e nel mondo - Lella Beretta ha offerto un filmato sintesi dei suoi lavori, collegati da brevi commenti. E ogni fotogramma, impressione e espressione delle atmosfere colte dall’artista, ha richiamato i grandi della storia dell’arte fra il XVII e il XX Secolo, con particolare riferimento agli impressionisti la cui prima esposizione, a metà ottocento avvenne nel saloon parigino del fotografo Nadar, grande intenditore di dipinti allora provocatori. Solo che gli impressionisti - e dopo i ritrattisti ottocenteschi come Alciati, Delleani o Boldrini con le loro dame sognanti - coglievano i caratteri e le atmosfere utilizzando cavalletto e i colori. “Per il fotografo d’arte - commenta Lella Beretta - e per me è diverso: le vibrazioni che colgo nel cogliere la realtà con la mia macchina fotografica richiede una preparazione in più” Ossia, che grazie prima all’analogico della pellicola di celluloide e, dopo, grazie al digitale, il proprio “intuito artistico” dell’istante va al di là, appunto, del cavalletto e dei colori. Forse il collage del pittore di alcune correnti novecentesche ricorda in qualche modo il lavoro preparatorio d’arte di Lella Beretta. “In ogni caso - precisa - i miei lavori sono la conseguenza dell’ispirazione del momento. Correzioni oggi consentite dalle tecniche del foto shop sono estranee ai miei scatti che cercano di cogliere la vita di ogni giorno nella quale siamo immersi, qualche volta concedendo un po’ al retrò il quale sempre mi affascina e che si coglie nelle mie fotografie. E’ una mia scelta personalissima”.
L’incontro con i Kiwanis Club di Lella Beretta ha anche offerto un'altra possibilità: di scorrere la storia della fotografia e dell’arte fotografica degli ultimi decenni che, con la complicità anche dei telefonini sta dando sempre più spazio alla “fotografia amatoriale”.Gianni Berengo Gardin avversa fieramente la cultura consumistica della telecamera incorporata nei tablet. Lella Beretta sembra un po’ più tollerante, ammettendo la perfezione tecnologica delle ultime generazioni di telefonini. Ma anche l’arte fotografica con il digitale, sua e specialmente degli americani che fanno sempre meno differenza fra dipinti e immagini fotografiche, è tutta’altra cosa.
en.vi.
del 29/09/2014
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