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Dalle Crociate a Lepanto: un percorso di difficili rapporti.

Ospite del Kiwanis Club Novara Monte Rosa, nella serata del 24 aprile scorso, è stato Alessandro Barbero, professore ordinario presso l’Università Piemonte Orientale “Avogadro”, che ha tenuto una lectio magistralis sul tema: Dalle Crociate a Lepanto un percorso di difficili rapporti tra cristiani e musulmani.
I libri sacri delle due religioni, ha premesso, hanno molti punti di contatto e personaggi in comune, anche se, ha precisato, c’è modo e modo per vivere una cultura, al fine di evitare gli equivoci.
E’ necessario comunque leggere le scritture, capirle e interpretarle correttamente.
La Bibbia ha tramandato un Dio geloso, terribile nella sua gelosia, ma tenero e misericordioso. Anche Allah, unico vero Dio, non perdona gli idolatri, gli infedeli che non si convertono e non prestano fede alla sua parola.
Maometto ha scritto che Allah è il Dio che ha parlato ai profeti, gli stessi della Bibbia, e ha mandato gli angeli ad annunciare alla vergine Maria, l’unica donna chiamata per nome nel Corano, che avrebbe partorito un bambino a cui sarebbe stato dato il nome Messia e che sarebbe stato un profeta, non un dio.
Allah è il Dio che getterà il terrore nel cuore dei miscredenti, che debbono essere colpiti tra capo e collo senza timore, perché è lo stesso Allah che li uccide. Peraltro, la violenza era praticata anche presso gli Ebrei, che facevano le guerre nella certezza che il Dio degli eserciti marciava alla loro testa.
Col Nuovo Testamento questo atteggiamento cambiò, perché Gesù cominciò a predicare di amare il prossimo e di porgere al nemico l’altra guancia. Questi principi sono assenti nel Corano, dove è scritto che chi si difende dagli infedeli si salva, perché Allah è con lui e vieta solo di non combattere nel tempio e di non esagerare nella difesa e lascia che sia solo l’uomo a decidere se difendere la fede con la spada.
Nonostante questi paralleli tra le due religioni, va detto che c’è un mondo cristiano e un mondo musulmano, diversi e distanti tra loro.
L’amore verso il prossimo era un sentimento che i Romani non conoscevano, perché il loro impero si fondava sulla guerra, per cui non accettavano chi non voleva imbracciare le armi e combattere. Questo modo di vivere però non poteva durare a lungo. Non molti anni dopo l’impero romano si avviò verso il declino, mentre i cristiani forti della propria fede andarono intrepidi incontro la morte. Poi sulla scena politica comparve Costantino, che si convertì alla nuova religione e con lui si convertirono i sudditi dell’impero.
Ad un amico che gli chiese come potesse essere compatibile per un cristiano fare il guerriero, Sant’Agostino rispose che la perplessità era fondata, ma si doveva tener presente che anche Davide portava le armi. Per assicurare la pace, occorreva fare la guerra, alla quale potevano essere chiamati anche gli uomini di Dio, a condizione che essa fosse stata giusta, non santa, cosa molto diversa.
Al tempo delle invasioni barbariche a proposito della guerra si ritenne che chi uccideva in guerra era comunque tenuto a fare penitenza e quando dalla Terra Santa giunsero notizie dei pericoli nei quali incorrevano i cristiani, recatisi in quella regione per assolvere il voto del pellegrinaggio, nell’occidente furono bandite le crociate e di conseguenza si pose il problema di dirimere il conflitto di coscienza tra l’essere cristiani e guerrieri. Nello stesso tempo il califfato, la suprema autorità religiosa e politica musulmana, divenne insicuro per le lotte intestine e per questo violento.
Nei primi decenni dell’anno mille i cristiani avevano ripreso l’offensiva contro i Mori di Spagna, per riconquistare i territori occupati a cominciare dalla Castiglia. La riscossa all’inizio fu presentata come rivalità politica tra Stati confinanti; successivamente prese il nome di crociata e portò al consolidamento dei nuovi Stati cristiani. Questi intanto, assunto uno spirito unitario, agli inizi del secondo millennio furono spinti a bandire una crociata per recarsi in Terra Santa per liberare i luoghi dove Gesù era vissuto ed era morto in croce. Il dilemma di essere cristiani e guerrieri fu superato, perché la chiesa li assolse dai peccati, promettendo che chi moriva in quella guerra sarebbe stato un martire e sarebbe salito nella gloria dei cieli.
Nel clima di entusiasmo che si era creato furono istituiti i Templari, i monaci guerrieri, la cui Regola fu dettata da S. Bernardo di Chiaravalle la voce più ascoltata in quel periodo. Anche i musulmani si attrezzarono di fronte a questo fenomeno per buttare a mare gli invasori e ci riuscirono quando con Saladino trovarono l’unità.
Per secoli il termine crociata che aveva avuto il significato di guerra santa, scomparve. La stessa battaglia di Lepanto tra la flotta cristiana e quella turca non fu una guerra santa, ma essenzialmente commerciale, che ebbe il merito di arrestare l’avanzata ottomana e di segnare l’inizio della ripresa cristiana, mentre i musulmani si ritirarono nei loro spopolati paesi, dove vissero tranquilli, disinteressandosi di quel che accadeva appena fuori dei confini dei loto territori. Fu una posizione improvvida, perché a quel punto gli Occidentali ritennero di essere diventati i padroni e diedero inizio al tristo fenomeno del colonialismo, che terminerà dopo oltre due secoli con la fine della seconda guerra mondiale.
Oggi gli arabi sono riemersi e tentano di aggregarsi sotto le nere bandiere dello Stato dell’ISIS, che non per nulla di autodefinisce califfato. E per legittimare la loro violenta politica tirano fuori il Corano, dandogli una interpretazione settaria, controversa e non corretta. Esiste tuttavia anche un altro aspetto della situazione. Nel mondo occidentale, in particolare quello cristiano, esistono punti di riferimento a cui rivolgersi, il sacerdote, il vescovo, lo stesso pontefice, per dirimere dubbi e perplessità; nel mondo musulmano c’è l’imam, che è solo un fedele che ha studiato il Corano e presiede alla preghiera rituale comunitaria nelle moschee, spiega il libro e insegna secondo la propria sensibilità. Per questo il dialogo è impossibile, almeno difficile, perché manca l’interlocutore. Nel mondo islamico lo Stato è anche chiesa, il cui principio assoluto è combattere quelli che non credono in Dio, i miscredenti che stanno vicini e chi viene ucciso nella guerra santa sarà un martire, ma non un morto.
Così nel mondo si diffonde un clima di ostilità, si attua la chiusura verso gli altri, che spesso diventa disprezzo e intolleranza. (a. l.)

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